L’UOMO CON LA MASCHERINA

Al supermercato mi si è avvicinato un uomo. Avrà avuto sui cinquant’anni. Alto, magro, capelli visibilmente rovinati. Camminava male, in volto portava una mascherina, in mano una confezione piccola di salame, e un barattolo di marmellata. Mi si avvicina e mi dice che è italiano, che è malato di cancro. Si vede che non sta bene. Mi dice che prende 300 euro di pensione. Non ce la fa ad arrivare a fine mese. Non vuole soldi. Quasi sottovoce ammette che riesce a pagare solo la confezione di salame ma non il barattolo della marmellata. Ammetto che per un istante mi sono chiesta se stesse mentendo. Poi ho avuto una fitta allo stomaco. Mi spiega che quella è la sua cena. Non ho chiesto altro. Non so se per egoismo o per paura della risposta. Gli ho pagato il poco che aveva in mano. Mi sono vergognata di essere italiana, mi sono vergognata perchè non ho fatto di più. Un uomo a cui hanno tolto la dignità, un uomo che camminava nell’indifferenza totale di altri italiani che domani potrebbero diventare lui. Non aveva soldi è vero, ma i suoi occhi non si vergognavano, avevano dignità: quella che, chi ci governa non ha e che forse manca anche a noi che invece i soldi per quel barattolo di marmellata li abbiamo. I politici quelli si che mi fanno schifo, ma poi penso che non è solo colpa loro noi siamo un pò ognuno di quei politici. Eppure fingiamo tutti i giorni e andiamo avanti. Quel ragazzo non è nomade, non è extracomunitario. E’ solo italiano come me, come la maggioranza di quelli che ora leggono questo post. Credo fermamente che dovrebbe avere più diritti degli altri. Credo che qualcuno prima di pensare a chi arriva dovrebbe pensare a chi qui ci è nato. Perchè quel ragazzo con la mascherina potremmo essere tutti, ognuno di noi. Si può togliere tutto ad una persona, tutto ma non la dignità. E a chi ora mi darà della razzista io faccio una semplice domanda. Se invece di quel ragazzo ci fosse stato uno zingaro ( e non li nomino a caso) secondo voi quel salame lo avrebbe pagato o se lo sarebbe messo in tasca?
Scusate lo sfogo ma in questo momento mi fanno schifo un pò tutti.

ps. Se  ho usato la parola “zingaro” non è una mancanza di rispetto, quanto piiuttosto un sottolineare che questo gesto l’avrei fatto per tante altre persone. Per un nomade? si. Il nomade che arriva in Italia, sosta e riparte, come nella sua tradizione. Per lo zingaro? quello che arriva in Italia, pretende di essere cittadino come noi, quello che vuole i diritti e non i doveri. Bè per questo no. Non l’avrei fatto.

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