ACCOSTARE LA PAROLA DIGNITA’ A TOTO’ RIINA E’ INDECENTE

Accostare la parola dignità al nome di Totò Riina sfiora l’indecenza. Proprio nel giorno dell’Anniversario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri, questa sentenza manca di rispetto a tutto a tutte le vittime, una su tutte il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Difficile non ricordare le parole di Riina intercettato in cella, in cui racconta i particolari dell’omicidio del Generale.

“A primo colpo, a primo colpo ci siamo andati noialtri… eravamo qualche sette, otto di quelli terribili, eravamo terribili. Nel frattempo lui era morto ma pure che era morto gli abbiamo sparato là dove stava, appena è uscito ta … ta … ta … ta … ed è morto”.

La parola dignità non rientra nel modo di vivere di Riina, allora perchè dovrebbe ottenerla ora? E’ giusto assicurare le cure anche ai criminali, anche a Riina che non ha mai dimostrato pietà per le vittime innocenti. Ma per farlo non è necessario trasferirlo altrove, men che meno agli arresti domiciliari, dove andrebbero comunque assicurate eccezionali misure di sicurezza e scongiurato il rischio di trasformare la casa di Riina in un santuario di mafia. Dopo terribili stragi e tanto sangue, il più feroce capo di Cosa Nostra è stato assicurato alla giustizia e condannato all’ergastolo, anche se vecchio e malato, la risposta dello Stato non può essere la sospensione della pena.  Riina non ha avuto dignità per le vittime, ne per le famiglie delle vittime, le quali non hanno potuto salutare per l’ultima volta i loro cari , allora perchè oggi dovremmo dare ai suoi famigliari la possibilità di un ultimo saluto?

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