Salvatore Sanna, calciatore a 76 anni

Upallonevecchiona vita per il calcio. Salvatore Sanna, detto “Tore” dagli amici, classe 1938, non si è ancora stancato di calcare i campi di pallone della Sardegna: Bosa, Ossese, Bono, Porto Torres, Sassari. Nell’ultima metà di secolo ha girato in lungo e in largo tutta la sua terra. E arrivato a 75 anni si vanta di essere il giocatore più anziano d’Europa. Statistica difficile da verificare, certo. Ma anche da battere. La sua carriera si perde tra annali con le foto in bianco e nero, ricordi e un pizzico di leggenda: “Comprese le giovanili, quello in corso è il mio 66esimo campionato”, racconta al fattoquotidiano.it. Quante partite avrà fatto? “Incalcolabili”. E quanti gol? “Ho perso il conto, almeno un migliaio”. Come il mitico Pelè. Gioca (e non è una maniera di dire: l’ultima partita è proprio di domenica scorsa) con l’Estudiantes. Terza categoria della provincia di Sassari, Girone B. Numero 10, fantasista d’altri tempi. “Quella è la mia maglia. I giovani d’oggi sono gelosi, mi danno pochi palloni e io ogni tanto faccio fatica. Ma quando ho la palla tra i piedi so cosa fare”. La prima partita che ricorda risale all’immediato dopo guerra: “Avevo otto anni, nei ‘pulcini’ della squadra della mia città”. Il debutto in prima squadra a 16 anni, a Josto (frazione di Porto Torres), nel campionato di Promozione. Quella è stata anche la categoria più alta in cui è arrivato Salvatore: la sua è stata una passione sconfinata e amatoriale, fatta di un po’ di talento e tanta dedizione. “Le mie soddisfazioni comunque me le sono tolte”, racconta. “Negli Anni Cinquanta ho vinto il girone unico di Promozione, ci è capitato di giocare contro la Torres che giocava in Serie C e di batterla”. Il periodo migliore è stato il decennio a cavallo tra Cinquanta e Sessanta. “All’epoca mi è capitato di fare anche 25 gol a campionato”. Un vizietto che ancora non si è tolto: “L’anno scorso ho avuto dei problemi fisici che mi hanno un po’ frenato, ma nella stagione precedente ho fatto sei reti in campionato”. La maggior parte da fermo: calcia punizioni e rigori. “La forza non è più quella di una volta, ma la palla so ancora dove metterla”. Della sua squadra è un po’ “padre padrone”, e per questo giocatore: Salvatore è proprietario di un campo da calcio in erba a Sassari, dove la formazione disputa le sue partite casalinghe. In cambio, l’accordo è che lui faccia parte della rosa. E giochi, spesso da titolare: “Perché a me piace stare sul campo, non voglio fare la figurina, posso ancora dire la mia”. Infatti in passato c’è stato anche qualche attrito col resto della squadra, quando il “calciatore-presidente” si è sentito sottostimato e poco utilizzato dall’allenatore, e ha minacciato di portarsi via il pallone (ovvero il campo). Come si faceva da bambini. Ma l’allarme è rientrato e il sodalizio prosegue.

PERCHE’ IL CALCIO E’ UN GIOCO, SEMPRE

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