TOTT, SPALLETTI E UN FINALE DIVERSO

Questa volta, Luciano Spalletti ha concesso la passerella a Francesco Totti. Costretto o no poco importa. Certo i minuti di recupero  della gara contro una Juventus sotto tono non sono il massimo per un calciatore che è stato il simbolo di tante sfide con la prima della classe. Totti è una bomba ad orologeria, questa la sensazione di chi è bene informato, di chi l’ambiente di Trigoria lo frequenta tutti i giorni.  Dicevo, la scelta di Spalletti di usare Totti negli ultimi minuti  non lo ha esonerato da polemiche. Il Pupone ha infatti  lasciato il campo senza praticamente salutare nessuno, dirigendosi verso lo spogliatoio ed evitando di partecipare alla festa in campo con i compagni.  Una fotografia che inquadra bene il clima in casa Roma. Una fotografia sfogata , una fotografia che nessuno in un anno è riuscito a far diventare nitida.  Una situazione che parte da lontano, da quel 7 giugno del 2016 quando sotto la spinta dei tifosi la società è stata costretta a rinnovare ( suo malgrado ) il contratto al Pupone. A dire il vero nelle ultime partite il Capitano si era meritato a suon di gol il tanto proclamato rinnovo,  ma il punto non è questo. E’ palese a tutti che la società americana non ha mai digerito bene il ruolo di Totti ritenendolo troppo ingombrante. Negli anni ci hanno provato un po’ tutti a farlo fuori , partendo da Baldini per arrivare a Monchi. Ci voleva un dirigente spagnolo appena arrivato a Roma per fare chiarezza “Totti avrà una nuova carriera nella Roma e noi staremo al suo fianco”. Secco , diretto, come fosse la cosa più normale del mondo. E magari lo è per tanti, non per tutti però. Non per i tifosi , non per il capitano, non per i compagni. Florenzi non troppo tempo fa si è schierato dalla parte del suo capitano in una dichiarazione altrettanto diretta “ Totti è la Roma”.  Chi invece si è schiarato da un’altra parte  è stato Pallotta. Dalla parte di Spalletti.  Scelta azzardata considerando che al momento attuale l’allenatore non  ha ancora deciso cosa fare ( sarà in attesa di qualche proposta? Si chiedono i più cattivi). Quindi per ricapitolare: la Roma ha un capitano, un simbolo, un idolo che rimarrà in società ( cosi dice Monchi) e che per amore della maglia e dall’ambiente sta zitto in un angolino accettando ogni scelta del mister ( cosa giusta per un professionista) e con grande naturalezza sempre da quell’angolino accetta anche ogni battuta dei vari dirigenti.  Manca solo l’uscere che proclami l’addio di Totti. Ma confido nel fatto che prima della fine del campionato arriverà anche quella. Quindi da una parte c’è il capitano che resterà in società e quindi in un modo o nell’altro tutti dovranno conviverci. Dall’altra parte c’è un mister che seppur bravissimo, seppur innamorato della Roma, non ha ancora chiaro il suo percorso. Ancora non dice se vuole rimanere a Roma, se il progetto della società gli piace e ci crede o se a stuzzicare la sua curiosità siano altre proposte.  Oddio a qualcuno il dubbio che quel  progetto ci sia realmente  è venuto. O forse il punto cruciale è proprio quello. Che la Roma voglia puntare sui giovani vendendo i pezzi migliori?  In questo caso Di Francesco sarebbe l’ideale. Però come ci fa notare qualcuno ieri in tribuna stampa a prendere appunti c’era anche il bel Sousa, per lui la piazza romana sarebbe l’ideale. Le donne, sono sicura che in queste ora stiano facendo il tifo per lui. Del resto a differenza di Monchi, l’amministratore delegato Gandini ha detto che alternative a Spalletti sono gia pronte. Insomma una guerra interna più che esterna.  Probabile che tra proprietà americana, direttore sportivo spagnolo e dirigenti italiani l’interprete non abbia tradotto bene. Piccolezze. Poi da ieri sera si riparla di scudetto, visto che la Juventus a detta di qualcuno bene informato è in crisi, calo di attenzione dello zoccolo duro  di una squadra invincibile. … chi vivrà  vedrà.


 

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